![]() La prossima edizione dei Giochi si terrà nel 2021 e quale futuro per le Olimpiadi? La situazione mondiale sul Covid-19 è in continua evoluzione e nessuno sa quali possano essere gli sviluppi futuri. Stante la situazione attuale si può immaginare uno scenario relativamente tranquillo in Giappone nella prossima estate. Ma le Olimpiadi sono un evento di tale portata che sconvolgono la vita di un paese. Nel prossimo luglio il Giappone vorrà aprire le sue frontiere a migliaia di atleti e accompagnatori da ogni parte del mondo? Inoltre, nella prossima primavera, le gare di qualificazione si potranno svolgere regolarmente? Questi i due principali quesiti per i prossimi giochi olimpici che esigono una risposta immediata. Ma vi sono altre domande che riguardano in generale l’evento olimpiade e il suo futuro. L’attuale modello olimpico ha ancora senso? Tutti sanno che le Olimpiadi moderne sono nate dall’idea romantica del barone Pierre de Coubertin di riportare in vita i giochi olimpici che si tenevano nel periodo della Grecia classica presso la città di Olimpia. La prima edizione dei giochi moderni fu organizzata ad Atene e si svolse nell’arco di dieci giorni dell’aprile 1896. La seconda, che nei piani avrebbe dovuto essere la prima, si svolse in concomitanza dell’Expo di Parigi del 1900. I Giochi, oltre alla Tour Eiffel, sono uno dei lasciti di quella edizione dell’esposizione universale. Gli eventi seguirono il calendario dell’Expo e furono spalmati su ben sei mesi. Nonostante le pause dovute alle due guerre mondiali e i boicottaggi, le Olimpiadi sono arrivate fino ai giorni nostri. Ma a che prezzo? I flop finanziari delle Olimpiadi. Già l’edizione del 1908 ha rischiato il fallimento economico, ma, restando a tempi più recenti, tutte le ultime edizioni hanno avuto deficit di dimensioni spaventose, nel caso di Atene 2004 anche contribuendo al crack finanziario del paese. È vero marketing territoriale? Gli organizzatori confidano sempre in un flusso di turisti durante le due settimane dei Giochi. Di fatto, l’evento allontana i turisti abituali e non attira abbastanza appassionati di sport per rimpiazzarli. Emblematico il caso dei Commonwealth Games, la versione di Giochi riservate alle nazioni dell’ex impero britannico, tenutisi nel 2018 nella Gold Coast, Australia. Nei mesi precedenti gli organizzatori avevano scoraggiato i locali dal raggiungere i luoghi di gara con la propria auto. Nelle previsioni, molti appassionati stranieri si sarebbero riversati nella costa est australiana per l’evento, creando ingorghi. L’Australia non è esattamente vicina per nessuna nazione del Commonwealth, tranne la quasi disabitata Nuova Zelanda. I tifosi stranieri non sono arrivati, quelli locali hanno seguito il suggerimento e non si sono presentati neanche con i mezzi pubblici. Risultato, dopo il flop dei primi giorni, autorità locali e organizzatori invitavano ad andare nella Gold Coast in auto per assistere all’evento. Ma il vero obbiettivo del marketing territoriale è il flusso turistico negli anni seguenti l’evento. Partiamo dal “brand” delle ultime tre città ospitanti: Londra 2012, Rio 2016 e Tokyo 202? Tre nomi che tutti hanno ben presenti, ognuno ricorda almeno un luogo legato a ciascuna di queste città. Quale valore aggiunto hanno apportato le Olimpiadi? Sotto questo punto di vista avrebbero avuto maggio benefici, per fare tre nomi a caso, Leeds, Brasilia e Yokohama. Mentre scrivo ho ben impresse le iconiche immagini dei ginnasti nelle terme di Caracalla a Roma 1960 e i tuffatori “infilzati” dalle guglie della Sagrada Famiglia di Barcellona 1992. Ma nelle Olimpiadi moderne, quanto vediamo della città? Quei due sport, come la maggior parte di quelli in programma, ormai si svolgono in strutture coperte, le esigenze televisive non tollerano interruzioni per pioggia o riprese senza luci perfette. Dentro un palazzetto, solo i cartelloni a bordo campo ricordano la città ospitante. Sono rimasti poche specialità che hanno come sfondo la città. A memoria: ciclismo su strada, triathlon, maratona, marcia, quest’ultima sempre in forse a ogni edizione. Anche la mountain bike si svolge su circuiti praticamente artificiali, così come la canoa e il golf. La vela è un capitolo a parte, mostra la costa, ma marchiata da un brand di una città diversa, spesso lontana centinaia di chilometri. Senza una ricerca in internet, non ricordo dove si siano svolte le prove di vela nel 2012, di sicuro non a Londra come recita il medagliere. Per quanto riguarda le riprese esterne, i Giochi invernali sono una vetrina migliore, ma né Salt Lake city né Lillehammer sono balzate in testa ai luoghi preferiti dagli sciatori dopo aver ospitato le Olimpiadi. È vera promozione sportiva per il territorio? Assegnare le Olimpiadi ad una sola città significa concentrare gli impianti in un’area ristretta. Significa costruire strutture in un territorio dove spesso non esiste una tradizione per quello specifico sport. Le tristi immagini di impianti in disuso dopo l’evento sono note a tutti. Non basta erigere un velodromo per spingere i ragazzini al ciclismo su pista, servono anche tecnici e società locali. Una piattaforma per tuffi senza un istruttore non solo è inutile, è pericolosa. Assistiamo a scuole sportive nazionali che nascono in vista dell’evento, come quella ciclistica britannica per Londra 2012, per portare medaglie alla nazione ospitante, ma raramente sulla scia dell’evento. I Giochi possono essere un vero volano sportivo e turistico? A mio parere sì, ma debbono cambiare l’impostazione romantica attuale. Il primo passo è superare la concezione degli atleti concentrati in un unico luogo e per due sole settimane. Dopo quattro anni di digiuno, il telespettatore si ritrova davanti ad un’abbuffata di sport senza logica, dove il debutto olimpico del triathlon a Sydney 2000 viene interrotto per trasmettere la prima batteria di qualificazione di canottaggio. Il tutto con l’appassionato di triathlon che, a causa del fuso orario australiano, si è svegliato alle quattro del mattino e si ritrova ad assistere a un evento che non aveva previsto, esperienza personale. Il programma estivo dovrebbe essere spalmato sui tre mesi estivi, o almeno su un intero mese. Questo risolverebbe anche il problema dell’ospitalità. Il villaggio olimpico è ricco di fascino, di storie di amicizia e amore come quella tra Livio Berruti e Wilma Rudholf, ma è anche una voce pesante del bilancio e la sua riconversione è spesso incerta, non tutte le città hanno bisogno di un dormitorio universitario. I Giochi, inoltre, non dovrebbero essere più organizzati da una singola città, ma da una nazione così come è per i mondiali di calcio. In questo modo si costruirebbero impianti nuovi o si rinnoverebbero impianti esistenti dove vi è la richiesta, come un impianto dei tuffi a Bolzano in caso di Olimpiadi in Italia. La sede congiunta di Milano- Cortina va già in questa direzione, fanno male gli impianti del salto con gli sci di Pragelato costati 34 milioni di euro abbandonati dopo Torino 2006. Addio al romanticismo delle Olimpiadi? Forse. Lo spirito olimpico verrà diluito, il pathos diminuito? Molto probabilmente sì, ma in nome di questo possiamo pensare che questo evento faccio naufragare conti pubblici senza ritorni né turistici né sportivi? www.sportintranslation.com www.giuseppegambarini.it ![]() Fino a poco tempo fa l’affitto di un bene per lunghi periodi era associato solo agli immobili e comunque visto come una scelta di ripiego per chi non potesse permettersi un mutuo. In Italia anche l’acquisto a rate ha riscontrato molte resistenze rispetto a mercati con un alto tasso di indebitamento come quello statunitense. Negli ultimi tempi, l’idea di sostituire la proprietà con affitti di lunga durata ha fatto capolino anche nell'utente privato, specie per quei beni la cui obsolescenza è inevitabile. Esempio classico le sempre più presenti offerte di auto utilitarie in affitto. Questa azienda slovacca ha spostato l’asticella ad un livello più alto. Parliamo di sport, tempo libero, e parliamo di beni in affitto molto legati all'utilizzatore, direi quasi intimamente legate, quali le maglie per ciclismo. La Isadore, fondata e gestita dai due fratelli Velits, ciclisti professionisti di primo livello negli anni duemila, offre un servizio di abbonamento, a partire da 35€ al mese. L'offerta prevede il recapito a casa di una maglia a scelta, il suo uso per 90 giorni e la restituzione, sempre via corriere, al termine del periodo. Il capo viene sostituito gratuitamente in caso di danneggiamento o smarrimento, anche quando imputabile all'utilizzatore. Lo stesso capo verrà accuratamente lavato e igienizzato per essere affittato ad un alto utente, il ciclo si conclude con il riutilizzo della fibra per la costruzione di materiale isolante. Indubbiamente un procedimento molto ecologico e sostenibile. Il sito garantisce un risparmio del 50% rispetto all'acquisto della fornitura annuale. Sinceramente, sono dubbioso sulla convenienza di questa particolare offerta, comunque non disponibile in Italia. Ma per beni di valore ben maggiore e in continua evoluzione, almeno agli occhi dell’amatore, quali le biciclette, la soluzione dell'affitto di lunga durata potrebbe essere interessante. L’era della proprietà è sulla via del tramonto? Che ne pensate? ![]() “Eh sì, il momento che tutti aspettavamo è arrivato: il Fenix 5 Plus plasticoso . Ma, un attimo...non è proprio così. Vi sono novità succose sia sotto l’aspetto hardware che software. Il che è logico, visto che il Fenix 5 Plus è uscito quasi un anno fa”. La traduzione dell’incipit della recensione di Dcrainmaker del Garmin Forerunner 945, il nuovo smartwatch della galassia Garmin dedicato al triathlon. Non è facile aggirarsi nella produzione Garmin, spesso i modelli si sovrappongono, ma se consideriamo questo nuovo uscito il top nella gamma triathlon, senza l’abito da aperitivo della linea Fenix, il suo predecessore e termine di paragone è il Forerunner 935, e anche la matematica è con noi, direbbe Monsieur Lapalisse. Quali sono le novità succose. Innanzitutto, l’aspetto intrattenimento-vita quotidiana:
Ma non stiamo cercando un Ipod da polso, quindi andiamo a vedere le migliorie che riguardano più da vicino noi sportivi veri, o almeno così piace considerarci:
Questo in estrema sintesi, per un approfondimento vi lascio alla lettura dell’articolo in inglese. Ah, dimenticavo, tra i fattori aumentati, non necessariamente migliorati, bisogna includere il prezzo… LA OLMO SI RIPETE. PODIO NELLA SUNSHINE COASTLa settimana nella Sunshine Coast è iniziata con temperature torride, otto gradi oltre la media stagionale, umidità altissima e piogge torrenziali, tutto faceva prevedere il peggio per la tappa di coppa del mondo di Mooloolaba. Il meteo è stato invece molto clemente, niente pioggia, se non un breve acquazzone a bagnare il podio femminile che ha rinfrescato la seguente gara maschile. Anche l’oceano era una tavola, fatto veramente insolito a Moolooba, spauracchio di molti nuotatori locali, le onde avevano creato una qualche selezione nell’edizione dell’anno scorso tra i meno smaliziati nel nuoto oceanico, non quest’anno in entrambe le gare.
La gara femminile vedeva al via le Italiane Angelica Olmo, che difendeva il terzo posto dell’anno scorso, Annamaria Mazzetti e Giorgia Priarone. Le australiane Jeffcoat e Perkins hanno provato il forcing nel nuoto uscendo con una decina di secondi su tutte ed in un primo momento questa mossa ha creato un frazionamento in tre tronconi del gruppo nei primi chilometri di bici, con la Olmo e la Mazzetti attardate sul primo gruppo, ma presto i primi due gruppi si sono riuniti, l’unica tagliata fuori dalla testa della gara è risultata la Priarone. Da questo punto fino al giro finale di corsa, la Olmo e la Mazzetti hanno fatto gara di testa, spesso letteralmente gomito a gomito. Ad un giro e mezzo dalla fine l’australiana Gentle e l’americana Tomlin allungano il passo, Angelica Olmo allunga a sua volta, ma non tiene le prime due, ad Annamaria Mazzetti manca il cambio di ritmo nel finale, come ci dirà rivelerà dopo la gara, il che la relegherà ad un comunque ottimo sesto posto, davanti alla quinta classificata dei Giochi di Rio Barbara Riveros, nona al traguardo. La Gentle va a vincere in solitaria, la segue la Tomli, la Olmo a metà rettilineo finale si volta spalle per essere sicura di salire nuovamente sul terzo gradino del podio allestito sull’esplanade di Mooloolaba. Alle quindici parte la gara maschile, minacce di pioggia che non verranno mantenute. In gara per l’Italia Gianluca Pozzati, Gregory Barnaby, Davide Ucellari e Delian Stateff. Parlassimo di una gara senza scia diremmo che il canadese Tyler ha dominato dall’inizio alla fine, è uscito, infatti primo dall’acqua con cinque secondi sul secondo, il neozelandese Sam Ward. Il canadese non ha, saggiamente aggiungeremo, provato la fuga solitaria, ma ha fatto compattare il gruppo, tutti gli Italiani erano dentro. Potrebbe sembrare che la frazione ciclistica sia stata solo una tappa di trasferimento, ma non corrisponde assolutamente al vero, mantenere la posizione in un gruppo di cinquanta atleti non è semplice: al secondo giro lo svizzero Max Studer, campione europeo, era in seconda posizione nel gruppo, ottimo per uno da sub 15 nella corsa come lui, al passaggio successivo era nelle retrovie ad inseguire, alla nostra domanda sul motivo la risposta è stata la bagarre in gruppo per mantenere le posizioni degna di un criterium come se ne svolgono molti nel professionismo su strada australiano. Dopo T2 Mislawchuk allunga di nuovo il passo per andarsi a prendere la vittoria, alla fine farà registrare i migliori parziali di nuoto e corsa. Prova ad accodarsi il tedesco Valentin Wernz, inizialmente tiene il passo, ma cede e lascia il secondo posto all’australiano Copeland. Gli Italiani sono raggruppati tra il quattordicesimo posto di Pozzati e il diciannovesimo di Stateff. Prossima tappa della World Cup a fine mese dall’altra parte del Pacifico di fronte a Mooloolaba, Playmouth, in Nuova Zelanda, da cui per ora riecheggiano solo tristi notizie. #triathlon #mootri #angelica-olmo #barbara-riveros #sunshinecoast#sportintranslatione |
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September 2020
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