![]() La prossima edizione dei Giochi si terrà nel 2021 e quale futuro per le Olimpiadi? La situazione mondiale sul Covid-19 è in continua evoluzione e nessuno sa quali possano essere gli sviluppi futuri. Stante la situazione attuale si può immaginare uno scenario relativamente tranquillo in Giappone nella prossima estate. Ma le Olimpiadi sono un evento di tale portata che sconvolgono la vita di un paese. Nel prossimo luglio il Giappone vorrà aprire le sue frontiere a migliaia di atleti e accompagnatori da ogni parte del mondo? Inoltre, nella prossima primavera, le gare di qualificazione si potranno svolgere regolarmente? Questi i due principali quesiti per i prossimi giochi olimpici che esigono una risposta immediata. Ma vi sono altre domande che riguardano in generale l’evento olimpiade e il suo futuro. L’attuale modello olimpico ha ancora senso? Tutti sanno che le Olimpiadi moderne sono nate dall’idea romantica del barone Pierre de Coubertin di riportare in vita i giochi olimpici che si tenevano nel periodo della Grecia classica presso la città di Olimpia. La prima edizione dei giochi moderni fu organizzata ad Atene e si svolse nell’arco di dieci giorni dell’aprile 1896. La seconda, che nei piani avrebbe dovuto essere la prima, si svolse in concomitanza dell’Expo di Parigi del 1900. I Giochi, oltre alla Tour Eiffel, sono uno dei lasciti di quella edizione dell’esposizione universale. Gli eventi seguirono il calendario dell’Expo e furono spalmati su ben sei mesi. Nonostante le pause dovute alle due guerre mondiali e i boicottaggi, le Olimpiadi sono arrivate fino ai giorni nostri. Ma a che prezzo? I flop finanziari delle Olimpiadi. Già l’edizione del 1908 ha rischiato il fallimento economico, ma, restando a tempi più recenti, tutte le ultime edizioni hanno avuto deficit di dimensioni spaventose, nel caso di Atene 2004 anche contribuendo al crack finanziario del paese. È vero marketing territoriale? Gli organizzatori confidano sempre in un flusso di turisti durante le due settimane dei Giochi. Di fatto, l’evento allontana i turisti abituali e non attira abbastanza appassionati di sport per rimpiazzarli. Emblematico il caso dei Commonwealth Games, la versione di Giochi riservate alle nazioni dell’ex impero britannico, tenutisi nel 2018 nella Gold Coast, Australia. Nei mesi precedenti gli organizzatori avevano scoraggiato i locali dal raggiungere i luoghi di gara con la propria auto. Nelle previsioni, molti appassionati stranieri si sarebbero riversati nella costa est australiana per l’evento, creando ingorghi. L’Australia non è esattamente vicina per nessuna nazione del Commonwealth, tranne la quasi disabitata Nuova Zelanda. I tifosi stranieri non sono arrivati, quelli locali hanno seguito il suggerimento e non si sono presentati neanche con i mezzi pubblici. Risultato, dopo il flop dei primi giorni, autorità locali e organizzatori invitavano ad andare nella Gold Coast in auto per assistere all’evento. Ma il vero obbiettivo del marketing territoriale è il flusso turistico negli anni seguenti l’evento. Partiamo dal “brand” delle ultime tre città ospitanti: Londra 2012, Rio 2016 e Tokyo 202? Tre nomi che tutti hanno ben presenti, ognuno ricorda almeno un luogo legato a ciascuna di queste città. Quale valore aggiunto hanno apportato le Olimpiadi? Sotto questo punto di vista avrebbero avuto maggio benefici, per fare tre nomi a caso, Leeds, Brasilia e Yokohama. Mentre scrivo ho ben impresse le iconiche immagini dei ginnasti nelle terme di Caracalla a Roma 1960 e i tuffatori “infilzati” dalle guglie della Sagrada Famiglia di Barcellona 1992. Ma nelle Olimpiadi moderne, quanto vediamo della città? Quei due sport, come la maggior parte di quelli in programma, ormai si svolgono in strutture coperte, le esigenze televisive non tollerano interruzioni per pioggia o riprese senza luci perfette. Dentro un palazzetto, solo i cartelloni a bordo campo ricordano la città ospitante. Sono rimasti poche specialità che hanno come sfondo la città. A memoria: ciclismo su strada, triathlon, maratona, marcia, quest’ultima sempre in forse a ogni edizione. Anche la mountain bike si svolge su circuiti praticamente artificiali, così come la canoa e il golf. La vela è un capitolo a parte, mostra la costa, ma marchiata da un brand di una città diversa, spesso lontana centinaia di chilometri. Senza una ricerca in internet, non ricordo dove si siano svolte le prove di vela nel 2012, di sicuro non a Londra come recita il medagliere. Per quanto riguarda le riprese esterne, i Giochi invernali sono una vetrina migliore, ma né Salt Lake city né Lillehammer sono balzate in testa ai luoghi preferiti dagli sciatori dopo aver ospitato le Olimpiadi. È vera promozione sportiva per il territorio? Assegnare le Olimpiadi ad una sola città significa concentrare gli impianti in un’area ristretta. Significa costruire strutture in un territorio dove spesso non esiste una tradizione per quello specifico sport. Le tristi immagini di impianti in disuso dopo l’evento sono note a tutti. Non basta erigere un velodromo per spingere i ragazzini al ciclismo su pista, servono anche tecnici e società locali. Una piattaforma per tuffi senza un istruttore non solo è inutile, è pericolosa. Assistiamo a scuole sportive nazionali che nascono in vista dell’evento, come quella ciclistica britannica per Londra 2012, per portare medaglie alla nazione ospitante, ma raramente sulla scia dell’evento. I Giochi possono essere un vero volano sportivo e turistico? A mio parere sì, ma debbono cambiare l’impostazione romantica attuale. Il primo passo è superare la concezione degli atleti concentrati in un unico luogo e per due sole settimane. Dopo quattro anni di digiuno, il telespettatore si ritrova davanti ad un’abbuffata di sport senza logica, dove il debutto olimpico del triathlon a Sydney 2000 viene interrotto per trasmettere la prima batteria di qualificazione di canottaggio. Il tutto con l’appassionato di triathlon che, a causa del fuso orario australiano, si è svegliato alle quattro del mattino e si ritrova ad assistere a un evento che non aveva previsto, esperienza personale. Il programma estivo dovrebbe essere spalmato sui tre mesi estivi, o almeno su un intero mese. Questo risolverebbe anche il problema dell’ospitalità. Il villaggio olimpico è ricco di fascino, di storie di amicizia e amore come quella tra Livio Berruti e Wilma Rudholf, ma è anche una voce pesante del bilancio e la sua riconversione è spesso incerta, non tutte le città hanno bisogno di un dormitorio universitario. I Giochi, inoltre, non dovrebbero essere più organizzati da una singola città, ma da una nazione così come è per i mondiali di calcio. In questo modo si costruirebbero impianti nuovi o si rinnoverebbero impianti esistenti dove vi è la richiesta, come un impianto dei tuffi a Bolzano in caso di Olimpiadi in Italia. La sede congiunta di Milano- Cortina va già in questa direzione, fanno male gli impianti del salto con gli sci di Pragelato costati 34 milioni di euro abbandonati dopo Torino 2006. Addio al romanticismo delle Olimpiadi? Forse. Lo spirito olimpico verrà diluito, il pathos diminuito? Molto probabilmente sì, ma in nome di questo possiamo pensare che questo evento faccio naufragare conti pubblici senza ritorni né turistici né sportivi? www.sportintranslation.com www.giuseppegambarini.it ![]() Fino a poco tempo fa l’affitto di un bene per lunghi periodi era associato solo agli immobili e comunque visto come una scelta di ripiego per chi non potesse permettersi un mutuo. In Italia anche l’acquisto a rate ha riscontrato molte resistenze rispetto a mercati con un alto tasso di indebitamento come quello statunitense. Negli ultimi tempi, l’idea di sostituire la proprietà con affitti di lunga durata ha fatto capolino anche nell'utente privato, specie per quei beni la cui obsolescenza è inevitabile. Esempio classico le sempre più presenti offerte di auto utilitarie in affitto. Questa azienda slovacca ha spostato l’asticella ad un livello più alto. Parliamo di sport, tempo libero, e parliamo di beni in affitto molto legati all'utilizzatore, direi quasi intimamente legate, quali le maglie per ciclismo. La Isadore, fondata e gestita dai due fratelli Velits, ciclisti professionisti di primo livello negli anni duemila, offre un servizio di abbonamento, a partire da 35€ al mese. L'offerta prevede il recapito a casa di una maglia a scelta, il suo uso per 90 giorni e la restituzione, sempre via corriere, al termine del periodo. Il capo viene sostituito gratuitamente in caso di danneggiamento o smarrimento, anche quando imputabile all'utilizzatore. Lo stesso capo verrà accuratamente lavato e igienizzato per essere affittato ad un alto utente, il ciclo si conclude con il riutilizzo della fibra per la costruzione di materiale isolante. Indubbiamente un procedimento molto ecologico e sostenibile. Il sito garantisce un risparmio del 50% rispetto all'acquisto della fornitura annuale. Sinceramente, sono dubbioso sulla convenienza di questa particolare offerta, comunque non disponibile in Italia. Ma per beni di valore ben maggiore e in continua evoluzione, almeno agli occhi dell’amatore, quali le biciclette, la soluzione dell'affitto di lunga durata potrebbe essere interessante. L’era della proprietà è sulla via del tramonto? Che ne pensate? ![]() Il Covid19 ha cambiato tutte le nostre abitudini e ha imposto un cambio di prospettiva. Se il nuoto per il triatleta era visto come lo sport “rifugio”, la riserva aurea per la nostra resistenza aerobica, lo sport che si poteva praticare senza preoccuparsi dei rigori dell’inverno, degli infortuni agli arti inferiori che impedivano di praticare bici e di corsa, è ora diventato il più problematico da allenare dei tre. Se, infatti, l’uso di rulli e tappeti, turbo trainer e treadmill per gli anglofoni, è di uso comune e molti già ne disponevano nella propria palestra casalinga, i simulatori di nuoto esistono, ma non sono per nulla diffusi, la piscina è sempre stata l’opzione più semplice, ma i tempi sono cambiati. Andiamo a vedere cosa possiamo fare per non perdere troppa condizione nel nuoto. Vediamo quali sono le componenti della prima disciplina:
La tecnica. Vero limite per chi si è avvicinato al nuoto da adulto, situazione comune tra i triatleti. Siamo sinceri, questa è la parte meno “simulabile” a secco. La cinematica del nuoto è, in realtà, molto semplice, alla portata di chiunque se replicata a secco. Cosa la rende ostica è la sua esecuzione in acqua, elemento a noi non familiare che confonde i nostri sensi, l’aspetto propriocettivo del nuoto. I nostri organi ricettivi hanno bisogno di riprogrammarsi e questo può avvenire solo in acqua. Ma abbiamo l’occasione di imparare, almeno per quanto riguarda la teoria, la tecnica corretta dai numerosi video in rete e lavorare sulla nostra mobilità articolare. Si dovrà, quindi, lavorare sulla mobilità delle spalle e, aspetto spesso trascurato, delle caviglie. Un piede ben disteso, a “ballerina”, è fondamentale nello stile libero, che sarebbe meglio chiamare crawl, usato nel triathlon. Esercizi specifici e stretching della catena posteriore si riveleranno di gran aiuto una volta tornati in vasca. La resistenza aerobica. Un allenatore di plurivincitori alle Hawaii come Daniela Ryf, Bret Sutton, punta tutto su questa componente, a scapito della tecnica. Con grandi volumi di nuoto probabilmente ha ragione, ma con la situazione contingente sarà la parte più trascurata, a patto di non avere un simulatore e una propensione mentale alla “ruota da criceto” enorme. Riprodurre la nuotata con una banda elastica attaccata al calorifero mentre si è distesi su di una panca è, abbastanza, fattibile, ma difficilmente si resisterà un tempo sufficiente a stimolare il nostro metabolismo aerobico. Niente paura, gli altri due sport, se avete rulli e/o tappeto, compenseranno a questo aspetto. La forza. Questo è l’aspetto che a secco può essere migliorato meglio che in acqua. Un triatleta può tralasciare di rinforzare le gambe, al massimo lo farà per il ciclismo se lo desidera. Su cosa ci concentreremo? Ovviamente sulla parte superiore della schiena e le braccia, sono loro che forniscono il 70% della propulsione nello stile libero. Ma non dimentichiamoci del core. Rafforzare il core significa migliorare anche la tecnica. Il nostro galleggiamento è sostenuto da questi muscoli che agiscono in maniera volontaria durante la nuotata. Una semplice routine di core migliorerà il nostro assetto in acqua. In conclusione, per il nuoto in questo periodo di sosta forzata non lavoreremo sulla resistenza, o parte aerobica, che sarà mantenuta da ciclismo e corsa, né sulla tecnica pura, ma sulla forza muscolare e la mobilità articolare attraverso esercizi a corpo libero che sono facilmente eseguibili a casa, anche in spazi ristretti e ci fanno acquisire una maggiore coscienza ![]() Un recentissimo articolo pubblicato da due ricercatori spagnoli sul sito Reserchgate.net intitolato “Effetti del ciclismo sulla prestazione podistica successiva, lunghezza della falcata e livelli di saturazione dell’ossigeno dei muscoli” ha evidenziato l’importanza degli allenamenti combinati bici-corsa per il triatleta. La ricerca ha coinvolto dieci triatleti, otto uomini e due donne, di livello medio alto, seppur non a livello élite, allenati per le distanze sprint/olimpico con i seguenti parametri medi: - Volume di allenamento settimanale: 16,4 ore, scostamento 6,8 ore - Età 25,7: anni, scostamento 8,9 anni - Altezza: 174,6 cm, scostamento 10,1 cm - Peso: 71,3, scostamento 9,8 Kg La ricerca consisteva nel misurare una prestazione di corsa a secco svolta in pista sui classici 12 minuti del test di Cooper. In seguito la prova veniva ripetuta, ma questa volta era preceduta, con un intervallo di soli 60 secondi per il cambio scarpe come nella transizione in gara, da uno sforzo massimale a cronometro in bicicletta sui rulli di 20 minuti; nota a margine, stessa modalità con cui autori come Coggan e Allen calcolano la FTP in bicicletta. Sono state monitorate la frequenza cardiaca e le dinamiche di corsa attraverso una fascia cardio Garmin Run, abbinata ad uno smartwatch Forerunner 735XT e il dispositivo mobile a raggi infrarossi che misura l’ossigenazione muscolare, nel caso specifico del vasto laterale, prodotto dalla Moxy. Questi strumenti sono stati scelti per la loro facile reperibilità ed uso sul campo anche da parte di atleti non professionisti. Come prevedibile, la prova effettuata dopo lo sforzo in bicicletta è risultata inferiore nella distanza percorsa, in media di 195 metri, con circa il 6% di decremento. Ma analizzando nel dettaglio quali tra i parametri misurati siano variati si hanno delle sorprese. A livello fisiologico la frequenza cardiaca non subisce variazioni rilevanti. A livello di dinamiche di corsa, cadenza, oscillazione, tempo di contatto con il terreno non si hanno mutamenti statisticamente rilevanti. Due parametri, invece, sono cambiati sensibilmente:
La misurazione dell’ossigenazione muscolare è ai suoi albori, come la potenza nel ciclismo vent’anni fa o nel running ai giorni nostri, per cui il dato che indica un calo è di poca fruibilità pratica nell’immediato, anche se si rivelerà prezioso quando la mole dei dati raccolti raggiungerà una massa critica rilevante, sempre se questi tipi di dispositivi verranno adottati da una larga fetta di atleti come è stato per il misuratore di potenza nel ciclismo. La falcata risulta quindi ridotta in lunghezza per cui, anche a cadenza invariata, la distanza percorsa è minore. Concentriamoci su una considerazione finale dei ricercatori “The damaging effects of cycling prior to running might be due to accumulated muscular fatigue in the bike segment and could be attributed to an increase in neural fatigue, causing alterations in the neuromotor pattern as has been argued in previous studies. Consequently, the importance of brick training in triathletes is highlighted”. L’importanza dei brick diventa quindi chiara, ma come svolgere i brick? L’articolo non fornisce una risposta al quesito, ma partiamo da due considerazioni: se si tratta di fatica muscolare la soluzione è allenare meglio il ciclismo a secco, in questo caso i brick non sono coinvolti. Se si tratta di “fatica a livello neuronale che causa alterazioni nello schema motorio” allora quale tipo di brick utilizzare? In pratica come eliminare quella sensazione per cui le gambe sembra stiano ancora pedalando nei primi chilometri di corsa? Parere di chi scrive, in questo caso la soluzione migliore è quella consigliata da Friel nella sua “The Traithlete’s Bible”, ossia brick lunghi solo una tantum per allenare la mente e provare le strategie di gara, alimentazione inclusa. Per migliorare la propria azione di corsa il triatleta deve, invece, inserire tutte le volte che sia possibile brevi sessioni di corsa, non oltre i venti minuti, alla fine delle sessioni di ciclismo per costruire i necessari schemi motori, questo specialmente per chi è impegnato sulle distanze brevi. Non bisogna mai dimenticare che la fatica è nemica dell’apprendimento di nuovi schemi motori, per cui non si deve protrarre la sessione pena lo scadimento della tecnica con la conseguente acquisizione di schemi motori errati. In conclusione, non si debbono considerare i brick come un vero e proprio allenamento di resistenza, ma una sessione di adattamento neuromuscolare pianificata per creare nuovi schemi motori, conferma che il triathlon non è la somma delle tre discipline, ma uno sport a sé stante. Giuseppe GambariniDa sempre appassionato praticante di sport di resistenza, traduttore, copywriter. Residente nella Sunshine Coasta australian, inesauribile curioso ed amante della sua lingua natia. ![]() Jason Fitzgerald è l’autore del libro che ripercorre le vite dei due pionieri del triathlon Dave Scott e Mark Allen, nel cammino che li ha portati alla sfida spalla a spalla durante l’Ironman Hawaii del 1989 conosciuta come Ironwar, da cui il titolo del libro. In un breve articolo pubblicato per Triathlete USA sviluppa un argomento interessante e con conclusioni all’apparenza controintuitive: non si deve cercare di dimagrire mentre si svolge un programma di allenamento. Mi sembra di vedere lo sguardo interdetto del lettore che ha sempre saputo, e magari sperimentato sulla propria pelle, che gli sport aerobici sono l’ideale per dimagrire. L’assunto è certamente corretto, come dimostrato da alcuni studi scientifici, anche se ne possono trovare altri per cui allo scopo del dimagrimento sarebbero più indicati sforzi brevi ed intensi. Ma senza approfondire la diatriba, il comune denominatore è che l’attività fisica è essenziale al dimagrimento, insieme all’altra componente del deficit calorico. Si, perché nonostante continuamente appaiano nuove diete dimagranti dai nomi sempre più esotici, tutte si basano sui due fattori principali per dimagrire:
Definiamo ora cosa sia un programma di allenamento rispetto alla “semplice” attività fisica: allenarsi significa spingere il proprio corpo al limite, creare uno stimolo allenante, uno stress, per fare in modo che il corpo inneschi cambiamenti positivi. Obbiettivo finale dell’allenamento è finire la gara con il migliore tempo possibile, o anche solo finire la gara se è la nostra prima sulla distanza. Ritorna quindi il concetto di stress. Per aiutare il nostro corpo a reagire a questo stress bisogna fornire il giusto quantitativo di energia e riposo. Non dimentichiamo che la componente più importante dell’allenamento è la continuità insieme alla progressività, ossia aumentare continuamente e progressivamente il carico allenante. È possibile dare costanza all’allenamento solo con la corretta alimentazione e recupero, che è il momento in cui il corpo trasforma la fatica accumulata, o stimolo allenante, in condizione o forma fisica. Provando a dimagrire allenandosi si sommano due stress, con il risultato di allenarsi male, o addirittura per il nostro corpo potrebbe essere veramente troppo con conseguenti infortuni come fratture da stress, non a caso, o psicologici, come uno stato di perenne insofferenza. La soluzione? Dimagrire con l’attività fisica, ovvero esercizio fisico non troppo intenso, non strutturato che segua i ritmi del corpo per un adeguato recupero, non la nostra tabella di marcia verso la gara. Il periodo ideale per questo solo le 6-8 settimane di condizionamento generale precedenti la preparazione specifica. Questo vuol dire che non si dimagrirà durante il programma di allenamento? Purtroppo, dovremmo dire, sì, perché un programma di allenamento intenso richiede un quantitativo di energia elevato, spesso impossibile da compensare, anche ricorrendo agli integratori. In ottica prestazione questo non è necessariamente un fatto positivo se il calo è troppo accentuato, ragion per cui non il dimagrimento durante un periodo di allenamento spesso arriva, ma non deve essere ricercato. ![]() Chiunque sia stato affascinato dall’Ironman Triathlon, 3,8 km a nuoto, 180 in bicicletta e una maratona sulla classica distanza dei 42 km per finire, o semplicemente Ironman per chi non frequenta le spiagge australiane, guarda alle distanze di gara con timore, le considera un ostacolo quasi insuperabile da affrontare il giorno dell’evento. Ed in parte la sensazione è corrispondente alla realtà, ma la gara è solo la parte finale del viaggio e, nonostante il comune sentire, la più semplice. Sì, la più semplice perché il giorno della gara è ricco di adrenalina, si svolge in un contesto festoso e la sfida di passare il traguardo spinge chiunque ai propri limiti. La gara è da considerarsi l’ultimo miglio di un percorso iniziato mesi prima. In questo articolo andremo ad analizzare le credenze più diffuse sull’impossibilità di un comune mortale di fare il primo passo in questo cammino. Prendiamo in considerazione, quindi, i cinque miti da sfatare se si vuole intraprendere questa avventura secondo il preparatore professionista Steven Moody.
Niente più scuse! Il vero limite è la volontà di raggiungere il risultato, tutto il resto è superabile. Trovate l’articolo integrale in inglese su TrainigPeaks.com. ![]() “Eh sì, il momento che tutti aspettavamo è arrivato: il Fenix 5 Plus plasticoso . Ma, un attimo...non è proprio così. Vi sono novità succose sia sotto l’aspetto hardware che software. Il che è logico, visto che il Fenix 5 Plus è uscito quasi un anno fa”. La traduzione dell’incipit della recensione di Dcrainmaker del Garmin Forerunner 945, il nuovo smartwatch della galassia Garmin dedicato al triathlon. Non è facile aggirarsi nella produzione Garmin, spesso i modelli si sovrappongono, ma se consideriamo questo nuovo uscito il top nella gamma triathlon, senza l’abito da aperitivo della linea Fenix, il suo predecessore e termine di paragone è il Forerunner 935, e anche la matematica è con noi, direbbe Monsieur Lapalisse. Quali sono le novità succose. Innanzitutto, l’aspetto intrattenimento-vita quotidiana:
Ma non stiamo cercando un Ipod da polso, quindi andiamo a vedere le migliorie che riguardano più da vicino noi sportivi veri, o almeno così piace considerarci:
Questo in estrema sintesi, per un approfondimento vi lascio alla lettura dell’articolo in inglese. Ah, dimenticavo, tra i fattori aumentati, non necessariamente migliorati, bisogna includere il prezzo…
Sottotitoli in italiano per carpire i segreti di uno dei più esperti biomeccanici in fatto di triatlon, Micheal Baker, titolare della Custom Bike Fit, Seguitelo su Youtube, potete avere anche un consulto via Skype.
Il secondo capitolo sui miti da sfatare nelle tre discipline del triathlon secondo Brett Sutton - Home of Triathlon: la bici.
![]() In seguito ad un'accoglienza molto positiva su un articolo sui falsi miti del nuoto che sono emersi dal ritiro di Cozumel il mese scorso, ho pensato di scrivere una serie in tre parti per sfatare i falsi miti, non solo nel nuoto, ma anche nella bici e nella corsa. Più che mettermi a scrivere un articolo, ho chiesto ai nostri allenatori e ai loro atleti cosa avessero sentito dire da me nei campi di allenamento riguardo le tre discipline. Attenersi alla realtà, più che alla teoria. Quindi questo articolo tratta della bici. * "Dimentica cosa ti hanno detto sul pedalare agile. Una cadenza di 100 rpm è una scemenza assoluta. Così pestiamo. Non pedaliamo agile". * "Puoi essere troppo aerodinamico davanti sulle prolunghe. Uno dei più grandi errori che ho visto tra gli amatori è avere i poggia gomiti, e di conseguenza i gomiti, così ravvicinati da non avere il controllo della ruota anteriore. Così zigzagano per la strada, percorrendo più distanza, inficiando tutti i benefici di avere una posizione aerodinamica". * "Se gareggi sempre con la bici da cronometro, allora allenati su di essa. Allenati come gareggi! Nella nostra squadra contiamo solo i chilometri passati sulle prolunghe!". * "Non cedere alla tentazione di pedivelle più lunghe ti farà essere alla fine più veloce. Siamo triatleti, le pedivelle più lunghe potrebbero renderti più veloce in una cronometro, ma avranno effetti negativi sulla tua corsa." * "Prova a dimenticare che la pedalata dovrebbe essere un cerchio completo. Continuare a spingere verso il basso con il tallone che conduce la pedalata e tirare verso l'alto rallenta la tua corsa". * "Facciamo in modo di recuperare ad ogni pedalata. Recuperiamo quando nuotiamo. Tutti gli "esperti" sono concordi su questo. Recuperiamo quando corriamo. Tutti gli "esperti" sono concordi su questo. Ma ci hanno insegnato che una buona tecnica ciclistica non necessita assolutamente di nessun recupero! Trai le tue conclusioni su questa teoria. La mia è che non vale nulla. * "Poiché non tiriamo dal basso non abbiamo bisogno di avere il tallone basso. Le dita che puntano in basso vanno bene per noi. Impostiamo una posizione aggressiva sul movimento centrale che rende difficile spingere di tallone. E poiché non ricerchiamo nessuna potenza nel tirare dal basso non abbiamo bisogno di un piede piatto". * "Cerchiamo una posizione in bici per utilizzare il meno possibile il polpaccio e il tendine di Achille. Ascolta attentamente, dobbiamo correre per tre, quattro o cinque ore dopo la bici. Dreniamo anche energie dai muscoli posteriori della coscia con il movimento a tirare. Ci stiamo preparando per il triathlon non per il ciclismo...". * "I telai sono il componente più sopravvalutato tra l'equipaggiamento sul mercato. Risparmiare sul loro acquisto ha una ragione economica se si comprende che le prolunghe, la catena, le coperture, la sella e le ruote sono molto più importanti nel rendere veloce la bici, e permetterà di comprare i due più importanti pezzi dell'equipaggiamento per migliorare di molto in gara. Questo porta a un altro punto dei suggerimenti... * "I due più importanti attrezzi per l'allenamento sono dei rulli che permettano una bassa cadenza e il tapisroulant. Senza dubbio, sono i due più importanti attrezzi nel triathlon. Li ho usati entrambi per trent'anni. Sono stati il mio primo acquisto come allenatore. In trent'anni non ho visto nulla che mi abbia fatto cambiare opinione. In conclusione. Posso sentire che qualcuno sta dicendo: "E quindi niente a proposito dei watt?". Il miglio suggerimento sui watt che vi posso dare è leggere il fantastico articolo di Cam Watt. È il mio Watt favorito, e sarà anche il vostro dopo avere letto l'articolo. Il grande dibattito sulla cadenza. Posso assicurare tutti i lettori che se seguiranno quanto scritto sopra miglioreranno oltre ogni aspettativa. Se si è appena approdati al triathlon e non si ha un passato da ciclista agonista, le tecniche dei migliori ciclisti al mondo sono solo "specchietti per le allodole" per noi Smettetela di prendervi in giro e mettetevi al lavoro. Brett Sutton 22 marzo #Sport#endurance #Sport #endurance #translation #copywryting #triathlon #swimming #cycling #running #English #Italian #Australia #traduzioni #articoli #nuoto, #ciclismo #corsa #inglese #italiano #localizzazione #localization #Italia #Italy LA OLMO SI RIPETE. PODIO NELLA SUNSHINE COASTLa settimana nella Sunshine Coast è iniziata con temperature torride, otto gradi oltre la media stagionale, umidità altissima e piogge torrenziali, tutto faceva prevedere il peggio per la tappa di coppa del mondo di Mooloolaba. Il meteo è stato invece molto clemente, niente pioggia, se non un breve acquazzone a bagnare il podio femminile che ha rinfrescato la seguente gara maschile. Anche l’oceano era una tavola, fatto veramente insolito a Moolooba, spauracchio di molti nuotatori locali, le onde avevano creato una qualche selezione nell’edizione dell’anno scorso tra i meno smaliziati nel nuoto oceanico, non quest’anno in entrambe le gare.
La gara femminile vedeva al via le Italiane Angelica Olmo, che difendeva il terzo posto dell’anno scorso, Annamaria Mazzetti e Giorgia Priarone. Le australiane Jeffcoat e Perkins hanno provato il forcing nel nuoto uscendo con una decina di secondi su tutte ed in un primo momento questa mossa ha creato un frazionamento in tre tronconi del gruppo nei primi chilometri di bici, con la Olmo e la Mazzetti attardate sul primo gruppo, ma presto i primi due gruppi si sono riuniti, l’unica tagliata fuori dalla testa della gara è risultata la Priarone. Da questo punto fino al giro finale di corsa, la Olmo e la Mazzetti hanno fatto gara di testa, spesso letteralmente gomito a gomito. Ad un giro e mezzo dalla fine l’australiana Gentle e l’americana Tomlin allungano il passo, Angelica Olmo allunga a sua volta, ma non tiene le prime due, ad Annamaria Mazzetti manca il cambio di ritmo nel finale, come ci dirà rivelerà dopo la gara, il che la relegherà ad un comunque ottimo sesto posto, davanti alla quinta classificata dei Giochi di Rio Barbara Riveros, nona al traguardo. La Gentle va a vincere in solitaria, la segue la Tomli, la Olmo a metà rettilineo finale si volta spalle per essere sicura di salire nuovamente sul terzo gradino del podio allestito sull’esplanade di Mooloolaba. Alle quindici parte la gara maschile, minacce di pioggia che non verranno mantenute. In gara per l’Italia Gianluca Pozzati, Gregory Barnaby, Davide Ucellari e Delian Stateff. Parlassimo di una gara senza scia diremmo che il canadese Tyler ha dominato dall’inizio alla fine, è uscito, infatti primo dall’acqua con cinque secondi sul secondo, il neozelandese Sam Ward. Il canadese non ha, saggiamente aggiungeremo, provato la fuga solitaria, ma ha fatto compattare il gruppo, tutti gli Italiani erano dentro. Potrebbe sembrare che la frazione ciclistica sia stata solo una tappa di trasferimento, ma non corrisponde assolutamente al vero, mantenere la posizione in un gruppo di cinquanta atleti non è semplice: al secondo giro lo svizzero Max Studer, campione europeo, era in seconda posizione nel gruppo, ottimo per uno da sub 15 nella corsa come lui, al passaggio successivo era nelle retrovie ad inseguire, alla nostra domanda sul motivo la risposta è stata la bagarre in gruppo per mantenere le posizioni degna di un criterium come se ne svolgono molti nel professionismo su strada australiano. Dopo T2 Mislawchuk allunga di nuovo il passo per andarsi a prendere la vittoria, alla fine farà registrare i migliori parziali di nuoto e corsa. Prova ad accodarsi il tedesco Valentin Wernz, inizialmente tiene il passo, ma cede e lascia il secondo posto all’australiano Copeland. Gli Italiani sono raggruppati tra il quattordicesimo posto di Pozzati e il diciannovesimo di Stateff. Prossima tappa della World Cup a fine mese dall’altra parte del Pacifico di fronte a Mooloolaba, Playmouth, in Nuova Zelanda, da cui per ora riecheggiano solo tristi notizie. #triathlon #mootri #angelica-olmo #barbara-riveros #sunshinecoast#sportintranslatione |
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September 2020
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